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Il Merletto di Isola Maggiore

Nei primi anni del Novecento, la marchesa Elena Guglielmi introdusse sull'Isola Maggiore nel lago Trasimeno la tecnica di lavorazione del merletto a punto Irlanda. Questa tecnica trae ispirazione dalle metodologie sviluppate nei monasteri irlandesi alla fine del XIX secolo, mirando a emulare gli antichi merletti veneziani.

La particolarità di questo tipo di pizzo risiede nel suo metodo di realizzazione: anziché utilizzare ago e fuselli, viene creato a uncinetto con l'impiego di un filato estremamente sottile. Elena prese l'iniziativa di far giungere un'insegnante da Torino per istruire la prima maestra isolana, Elvira Tosetti. Successivamente, a quest'ultima fu affidata la responsabilità della fondazione e della gestione di una scuola di merletto, aperta alle giovani abitanti dell'isola.

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Lo Sviluppo del
Merletto di Isola Maggiore

Il castello dei Guglielmi era luogo di frequentazione per donne della nobiltà provenienti da Perugia, Roma, Firenze e persino da esponenti della casa reale, che divennero le prime ammiratrici e clienti della scuola di merletto. I raffinati manufatti vennero esibiti a Perugia durante la mostra mercato permanente delle Arti decorative Italiane. I campionari venivano spediti a Roma presso le Industrie Femminili Italiane, da dove venivano distribuiti in tutta Italia e all'estero. Nell'epoca, la moda richiedeva che gli abiti più eleganti fossero impreziositi con pizzi e trine d'Irlanda dell'Isola Maggiore, che erano molto apprezzati e richiesti.

In periodi di crisi nella pesca, le donne diventavano la principale fonte di reddito per l'isola, influenzando positivamente l'economia attraverso la lavorazione del merletto. Le vendite avvenivano anche attraverso il passaparola. Un esempio interessante è la lettera che Vittoria Conestabile della Staffa scrisse all'amica Elena Guglielmi. Negli anni Trenta, la moda del pizzo d'Irlanda perse popolarità, portando alla chiusura della scuola.

Tuttavia, le donne avevano acquisito una preziosa competenza e, nonostante la mancanza di domanda sul mercato, continuarono a praticare il merletto per uso personale, come ad esempio per la realizzazione dei propri corredi. L'attività riprese nel 1963 grazie all'iniziativa di Maria Vittoria Semolesti, un'abitante dell'isola, che fondò una cooperativa di merlettaie per produrre e vendere il pizzo d'Irlanda. La cooperativa chiuse nel 1975, ma le merlettaie continuarono a lavorare individualmente. Via Guglielmi con le sue merlettaie divenne un'attrazione dell'isola, attirando turisti che sostavano per ammirare il magico processo di trasformare il filo in trina. Ancora oggi è possibile incontrare qualche merlettaia che lavora fuori dalla sua abitazione, esponendo con orgoglio i suoi manufatti in vendita.

Il Museo del Merletto

Il Palazzo delle Opere Pie, risalente al XVI secolo e precedentemente utilizzato come sede della confraternita di Santa Maria dei Disciplinati, è adesso la dimora del Museo del Merletto. Questo museo custodisce con cura i manufatti creati con la tecnica a punto Irlanda dalle donne di Isola Maggiore, spaziando dall'anno 1904 fino al termine del XX secolo.

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